Project Description
CHOCOTOGO
ChocoToGo è una cooperativa di produttori di cioccolato artigianale di tradizione azteca nella regione del Plateaux togolese. L’esperienza che porta alla nascita della cooperativa nasce nel novembre 2012 dalla programmazione di un operatore di filiera italiano, che si occupa di selezione del prodotto cacao per le aziende di trasformazione e conosce la bassa qualità del prodotto che arriva in mano ai cioccolatieri italiani da quell’area geografica.
L’Africa occidentale nonostante sia la più importante area produttrice mondiale di cacao, parliamo di una produzione che copre l’85% del totale mondiale distribuita solo su 4 paesi, ha tassi di consumo del cioccolato bassissimi e non riesce ad esprimere alcun tipo di CRU di cacao pregiato.
Questo paradosso nasce da condizioni storiche create ad hoc dai colonizzatori europei; nascondendo il processo di produzione del cioccolato ai popoli che venivano avviati alla coltivazione del cacao, al fine di garantire la dipendenza di questi ultimi a favore delle madri patrie
europee, hanno creato un paradosso nella filiera che è andato a ledere anche le proprie produzioni. Questa situazione ha avuto come effetto nefasto, che chi coltiva non è in condizioni di consumare cioccolato e non sapendo come viene trasformata la propria materia prima non è in
grado di migliorare i processi pre e post raccolta per innalzare la qualità del prodotto.
In questo modo chi non ha il controllo della filiera in piantagione, per fare un buon cioccolato può solo ingegnarsi nell’arte della composizione degli ingredienti, ma non potrà mai tirar fuori l’anima del prodotto e soprattutto sarà obbligato a fare cioccolato sempre uguale a se stesso.
Per i comparti industriali cioccolatieri del nord europa questo è un dato ininfluente, vista l’estrema duttilità del prodotto anche scadente, mentre per la cioccolateria d’eccellenza di gusto italiano questa è la peggior condizione realizzabile.
Per capire bene la cosa sostituiamo cacao con uva e cioccolato con vino.
Immaginate dei vignaioli piemontesi impossibilitati a bere il proprio vino, incapaci quindi di apportare la qualsivoglia miglioria al mosto da conferire in cantina. Per un consumatore abituato a bere birra questa non è una notizia, ma per un consumatore che conosce il valore del buon vino questa è una tragedia, ed è una tragedia anche per coloro che sul comparto ci vivono e ci reggono le sorti di un pezzo di export del Made in Italy. Enologi disoccupati o mai occupati, università e enti di ricerca mai esistenti, aziende di produzione degli impianti mai aperte, distributori e commerciali a casa.
Portare la conoscenza del processo in un paese con disponibilità di materia prima e di condizioni ideali per produzione di qualità, significa avere partner solidi per approvvigionarsi di prodotti del comparto di prima qualità con prezzi migliori e tempistiche ottimizzate rispetto al Sud America. Il tutto dando uno stimolo allo spirito d’impresa locale e costruendo una prospettiva di miglioramento delle condizioni di vita dei residenti, senza investimenti astronomici e con ricadute lunghe nel tempo e a moltiplicatore esponenziale nelle quantità.
Tavoletta ChocoTogo
Partendo da questa consapevolezza 3 anni fa sono stati selezionati 60 ragazzi tra i 18 e i 28 anni in due paesi dell’Africa Occidentale: la Costa d’Avorio e il Togo. Questi ragazzi sono stati avviati ad un percorso formativo di un anno e mezzo che ha portato in Italia 12 dei più meritevoli e ricettivi in due periodi da 15 giorni ciascuno. I ragazzi sono stati formati in Italia e spinti a trasporre, al rientro nei propri paesi, i processi acquisiti per la costruzione di una filiera di concezione italiana: di qualità, tracciabile, implementabile e originale.
I due periodi di formazione in Italia sono stati condotti il primo a Modica, in Sicilia, per apprendere l’antica tecnica della lavorazione a freddo e per toccare con mano le possibilità di sviluppo per un comparto legato al cioccolato, il secondo in Umbria tra Perugia e Città di Castello, per conoscere anche le modalità di promozione e marketing legate al prodotto cioccolato.
Al termine del periodo di formazione, ogni gruppo ha avuto 4 mesi di tempo per iniziare la produzione nel proprio paese e per organizzare una fiera ad impatto nazionale per la promozione del proprio prodotto. Il 15 marzo 2014 a Grand Bassam (Costa d’Avorio) e il 22 marzo a Lomé i
due gruppi di ragazzi hanno mostrato ai media locali e alle autorità la propria capacità di produrre cioccolato in completa autonomia, di gestire il marketing di prodotto verso il pubblico coinvolto e hanno fatto nascere due realtà produttive che si sono poi specializzate. Quella ivoriana nel comparto ricettività turistica legata alle visite nelle piantagioni di cacao e nella produzione di cioccolato personalizzabile per gli eventi, quella togolese nella nascita della prima cooperativa di produzione di cioccolato Made in Togo 100%, in grado in 12 mesi di coprire un ottima fetta di negozi sulla capitale Lomé e di esportare in fiera nei vicini Burkina Faso e Benin.
Cosa serve oggi
Ad oggi ChocoTogo è una cooperativa che impiega decine di donne nella regione del Plateaux nei processi, ad alto tasso di manodopera, per la produzione di massa di cacao a pietra, ma questa sua capacità non può espandersi senza l’inserimento nel processo di macchine in grado di abbattere i tempi di molitura delle fave e di standardizzazione dei formati. Inoltre il grande valore della selezione manuale delle fave, dopo l’essiccazione controllata, non ha ancora espresso il massimo del proprio potenziale, poiché la produzione di massa a pietra non riduce abbastanza le particelle del cacao e sarebbe necessario micronizzare il prodotto per esaltare al meglio le caratteristiche organolettiche. Permettere a ChocoTogo di arrivare ad avere un piccolo impianto di trasformazione a sfere o anche un più semplice molino a lame, darebbe un forte valore aggiunto a tutta la filiera, inoltre garantirebbe anche chance più ampie di collocamento del prodotto sul
mercato dei cioccolatieri di qualità, che trarrebbero vantaggio nel poter presentare un CRU di cioccolato nuovo sul mercato.
La gioventù togolese deve avere la possibilità di viaggiare, conoscere, assorbire le buone pratiche degli altri paesi per poi tornare ed investire nella crescita del proprio Paese, solo così si colmerà il gap tra Nord e Sud del mondo.
SCOPRI LE STORIE
Tracciamo le filiere dall’origine: il primo passo è scegliere le cooperative che coltivano cacao seguendo i principi del commercio equosolidale e che mantengono la coltivazione promiscua dei cacao più antichi.